Vaso di fiori

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Descrizione
( Monza, 5 novembre 1907 - 15 dicembre 1974 )

Spreafico Leonardo

BIOGRAFIA

1907.

Nasce a Monza il 5 Novembre.

1919.

Suo incontro con A. Alciati (che spesso dipingeva nel parco di Monza). Sua vocazione all’arte.

1926.

Frequenta con successo l’Istituto Superiore d’Arte a Monza.

1927.

Militare di leva a Cuneo.

1929-1933.

Riprende gli studi all’Istituto Superiore di Monza sotto la guida di A. Alciati, F. Castelli, P. Semeghini, A. Martini, R. De Grada senior, M. Marini.

1932.

Spreafico con l’amico Buffoni apre lo studio a Milano. La prima importante affermazione in campo artistico è l’ammissione al concorso per le quattro pensioni di Stato, indetto dal Ministero dell’Educazione Nazionale.

1933.

Ottiene il diploma della Scuola Professionale Civica di Monza e, contemporaneamente, la cattedra di «Decorazione», che manterrà fino al 1936.
Intanto continua la sua ricerca, che non si adegua agli indirizzi ufficiali diretti del movimento «Novecento».
Dopo le grandi mostre del 1926 e del 1929 il Novecento, se non altro per l’autorità degli artisti che lo rappresentavano (Sironi, Marussig, Funi, Bucci, Oppo, Tosi), si era decisamente affermato anche perchè rispondente alle esigenze di un certo clima politico.
Ma ben presto, poichè il Novecento, rifiutando in blocco le ricerche e le conquiste formali delle avanguardie europee, pareva rinchiudersi in una sorta di provincialismo e di accademismo, si formarono gruppi «autonomi» di giovani (a Torino, nel 1929, il «Gruppo dei Sei»; a Roma, verso il 1930, Scipione, Raphael, Mafai). Edoardo Persico ne fu il critico e l’animatore, da lui venne lo stimolo alla formazione del gruppo dei cosiddetti «chiaristi».
Dal 1930 in poi si formarono il gruppo degli artisti milanesi e il gruppo di Como: si comincia a guardare all’Europa e Spreafico si trova a fianco delle nuove pattuglie artistiche. E’ il tempo degli incontri con Broggini, Nivola, Pittino, Afro, Badodi, Musso: nasce il sodalizio cha ha sede in via Garibaldi 89 a Milano (gruppo «Garibaldi 89»), tanto importante nella battaglia per il rinnovamento dell’arte italiana.

1934.

Spreafico frequenta l’Accademia di Brera studiando contemporaneamente pittura, architettura, e interessandosi molto di arte applicata (arazzi, vetrate, ecc.) e, nel 1935, ottiene il diploma. Prime affermazioni in pubblici concorsi.

1935.

Soggiorna con gli amici Pittino, Afro, ecc. a Venezia ove, invitato alla Biennale, presenta «il racconto dello zingaro», opera che gli varrà l’interessamento di Carlo Carrà.

1936.

La giuria del concorso indetto dalla Società di Navigazione «Italia» per un grande pannello destinato alla stazione di New York presceglie a pari merito quattro bozzetti, uno dei quali è di Spreafico e di B. Buffoni.
L’affermazione frutta a Spreafico il suo primo viaggio e soggiorno all’estero: meta gli Stati Uniti d’America.
Ancora insieme a Buffoni riporta il primo premio alla VI triennale di Milano.

1937.

A Parigi collabora con M. Sironi, B. Buffoni, B. Guzzi, N. Strada, T. Mazzotti, F. Melotti, R. Romanelli all’allestimento del padiglione italiano alla Esposizione Internazionale di Parigi, al cui concorso di pittura partecipa con l’opera «Mezza figura», esposta nel solone d’onore, e premiata con la medaglia d’oro. Alla XX Biennale d’Arte di Venezia presenta un grande quadro: «Pittore di nudi».

Parigi: quartiere di Montmartre Parigi, Quartiere di Montmartre

1938.

Ottiene agli Istituti Educativi dell’Umanitaria di Milano la cattedra di «Composizione decorativa» che conserverà fino al 1943. L’Istituto Nazionale per le relazioni culturali con l’estero lo inviò quale consulente delle mostre del libro in Spagna e in Portogallo.

1939.

Viene inviato alla III Quadriennale di Roma, dove espone «Ritratto di Signora». Sul finire dell’anno si presenta al pubblico genovese con una vasta mostra personale presso la galleria «Genova»: 50 dipinti e un catalogo, ricco per questi tempi, con nove riproduzioni a tutta pagina. Con questa mostra Spreafico si pone all’attenzione del pubblico e della critica come pittore impegnato in una area europea, ben lontano dai provincialismi di tanta parte della pittura di quest’epoca.

1940-45.

Gli anni di guerra corrispondono per Spreafico ad una sofferta esperienza che gli suggerisce nuove intuizioni destinate a portarlo alla scoperta di nuovi valori della luce.

1940.

Lavora e collabora con M. Nizzoli. E’ invitato alla VII Triennale di Milano, sezione grafica.

1941.

Ottiene la cattedra di «Figura e Pittura» all’Istituto Superiore Industriale ed Artistico della Villa Reale di Monza, che manterrà fino al 1943.

1942.

E’ invitato alla XXIV Biennale di Venezia, dove gli viene assegnata una parete.
Al IV Premio Bergamo espone il quadro «La modella triste» che viene acquistato dal Ministero per la Galleria d’Arte Moderna di Roma.

1943.

Nel Marzo il sottotenente Spreafico è richiamato sotto le armi. E’ il periodo più inquieto e triste della sua vita: in zona operazioni a Crotone in luglio, in novembre, contratta la malaria, è ricoverato a San Giovanni in Fiore, nell’ospedale da campo 501.

1944.

Ottiene dal comando inglese della V Armata l’autorizzazione ad «eseguire paesaggi nel territorio di giurisdizione dell’Armata». Quei quadri resteranno in mano degli Inglesi. Con la V Armata risale la penisola fino a Cassino.

1945.

Congedato il 18 giugno, ritorna a Milano, dove trova completamente distrutto lo studio di Corso Garibaldi, dispersi gli amici e i colleghi. Nel settembre conosce Ada Rusconi: inizia così un ininterrotto sodalizio ricco di affetti, di collaborazione, di lavoro.

1946.

Nell’estate Spreafico ordina una mostra personale al Palazzo dell’Arengario di Monza. E’ la conferma di un gusto, di una cultura aggiornati, fuori dai limiti della provincia.

1948.

L’anno della ripresa della Biennale di Venezia: è la grande Biennale della speranza, della fede, dell’arte. 14 nazioni sono presenti al grande avvenimento: mostre di Klee, Picasso, gli Impressionisti francesi, Henry Moore, la collezione Guggenheim, Kokoschka, Schiele, Chagall, Rouault. Alla sala XX del Padiglione centrale, tra gli ammessi da una commissione composta da Carrà, Casorati, Marini, Guttuso, Manzù, Marchiori e il Presidente della Biennale G. Ponti, c’è Spreafico con l’opera «Barche in porto».
Tra i molti premi ottenuti in quest’anno (Premio Orvieto, Premio Golfo della Spezia, Premio Francavilla al Mare, Premio Città di Alessandria) è notevole il Premio San Remo ottenuto ex-equo con Salodini, Vitali, Seibezzi. Le opere, in questo Premio, non devone essere firmate, e la commissione è presieduta da F. Casorati.
Lunga permanenza di studio a Parigi.

1949.

Spreafico partecipa alla Collettiva di Palazzo Reale di Milano, al Premio Golfo della Spezia, al Premio Siena. In quest’ultimo il premio viene assegnato a Mafai, Francalancia, Omiccioli. Il premio di consolazione va a Leonardo Spreafico. La giuria allinea Maccari, Bartolini, Ciarletta, Vagnetti, Carena, Manzù, Niccoli, De Angelis, Raffaelli, Cairola. Renato Giani, però, sul romano «Giornale della Sera» (24 agosto) scatena una polemica: egli non è d’accordo con il responso dei giudici e soprattutto se la prende con L. Bartolini: «Bartolini voleva premiare Spreafico». Bartolini risponde par suo con una lettera sullo stesso giornale del 1° settembre. Una lettera che sarebbe tutta da pubblicare. Essa rappresenta un’importante presa di posizione di Luigi Bartolini, il quale non fu mai tenero (anzi!) verso le avanguardie eppure sapeva cogliere i pregi della pittura di Spreafico.

1951.

Premio-acquisto al V Premio Michetti a Villafranca al Mare. Medaglia d’oro alla IX Triennale di Milano. Il maestro è oggetto d’attenzione da parte della critica. D’altra parte basta scorrere certi notiziari dei quotidiani per accorgersi come Spreafico sappia suscitare tutti gli interessi, non soltanto quello dei critici illustri, ma anche quello dei cronisti.
Sono le doti umane di Spreafico che a questo punto dobbiamo segnalare. Artista solitario, gentiluomo senza ombre, egli ha il dono della comprensione e della generosità.
Permanenza a Barcellona dove studia e lavora.

1952.

A Sesto San Giovanni Spreafico compone una pala d’altare dedicata a San Giovanni Bosco nella Chiesa Rondinella. In questo tipo di attività artistica il nostro pittore si è sempre impegnato nell’arco della sua vita, lavorando a pale d’altare e a vetrate (33 sono le vetrate da lui composte) che sono disseminate in varie chiese lombarde, venete e pugliesi.

1953.

In questo anno viene chiamato alla cattedra di «Pubblicità» alla Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco a Milano, dove resterà fino al 1961.

1956.

Nel novembre esce il volume dedicato da Alfonso Gatto a Spreafico (edizione «Il Milione», Milano) e intitolato «30 disegni di L. Spreafico».

1959.

E’ presente alla Biennale di Milano.

1960.

Cura due personali: a Milano, alla Galleria «Parete del Pino» e a Brescia alla Galleria Alberti.

1961.

Presenta una personale a Milano, al «Mür del Griso»; partecipa alla Biennale d’Arte di Venezia riportandone la medaglia d’oro; conquista la medaglia d’oro all’VIII Premio Ramazzotti.

1962.

Viene chiamato all’Istituto d’Arte «P. Toschi» di Parma a reggere la cattedra di Pittura che manterrà fino al 1970.

1963.

Spreafico è presente alla XXII Biennale di Milano.

1964.

Gli viene assegnata una sala alla Pinacoteca di Monza.

1965.

Nel giugno una mostra personale di Spreafico alla Galleria «La Vela» a Riva del Garda convince M.L.D.E. a intitolare la recensione in «Alto Adige» così: «L. Spreafico pittore d’avanguardia». Nel novembre una personale alla Galleria «Il Salotto» in Como è presentata in catalogo in una prosa ricca di sapori e di umori di Oscar Signorini. Tra i recensori della mostra c’è Mario Radice, maestro del nostro «astrattismo», che nello scritto «Un tripudio di colori nei quadri di Spreafico» accoglie con favore la mostra.
Spreafico lascia la sua mansarda di via Rugabella e la sua tenda di mussola fiorita per trasferirsi a Cinisello «a un tiro di fucile dalla sua Monza natia».

1966.

Frequente la partecipazione del maestro a mostre in Italia e all’estero.
Da Frankental (Germania) a Barcellona, da San Pellegrino a Campione d’Italia.
Ammirati soprattutto sono i suoi «Fiori».

1968.

Continuano le personali a Bargamo, Milano, Oporto, Rovereto. Dominano su tutti i «Fiori» (un articolo di M. Portalupi su «La Notte» di Milano, 27 gennaio, è intitolato «Leonardo dei fiori»).
Viaggio a lunga permanenza a Oporto dove presenta una personale. Fa parlare di sé un’opera imponente: la vetrata dell’abside della Chiesa Parrocchiale di S. Ambrogio ad Nemus in Cinisello Balsamo. Circa sei mesi di lavoro per artigiani e vetrai e 25 metri quadri di vetrata; 38 figure (altezza di S. Ambrogio m. 3,30).

1971.

Continua l’attività del pittore con varie personali, tra le quali quella di S. Giorgio Piacentino, presso «Atelieur Cravedi». A Monza espone presso la nuova Galleria «Tremisse».

1973.

A cura delle Edizioni d’Arte «Ponterosso» di Milano esce una cartella dedicata a Spreafico: «12 tavole a colori di L. S.».

1974.

Viaggio e soggiorno in Olanda, dove rivede e ristudia Rembrandt. «Mi illudevo — disse Spreafico a questo proposito — di conoscere alla perfezione Rembrandt, ma ora che l’ho studiato nel suo ambiente, ho sconvolto ogni mio piano e non escludo che nelle mie prossime opere mi ispiri al grande Maestro fiammingo».
In questa ancor fiorente e sempre rinnovantesi attività artistica improvvisamente Leonardo Spreafico si spegne il 15 dicembre. Riposa nel cimitero di Cinisello Balsamo.

TITOLO: Vaso di fiori
TECNICA: Olio su tela
DIMENSIONI: cm 60 x 80
ANNO: 60-70
NOTE: firma in basso a sinistra

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